
“Abbiamo cucinato un dolce strano”. Questo è uno dei commenti che abbiamo ricevuto dopo il nostro workshop Food Futures della scorsa settimana a Laax sul tema dell’alimentazione sostenibile, poiché abbiamo scelto di preparare una versione vegana del pain perdu francese, il French toast, con pane di recupero come esempio di ricetta contro lo spreco alimentare.
In questo workshop, di solito iniziamo esaminando i fatti relativi alla produzione e al consumo di cibo: sapevate che il sistema alimentare globale è il maggior responsabile del cambiamento climatico, causando 1/3 delle emissioni globali di gas serra? Poi mettiamo in discussione le nostre scelte alimentari e facciamo un brainstorming su soluzioni e azioni sostenibili per le sfide alimentari che dobbiamo affrontare oggi. Tra queste soluzioni, la riduzione degli sprechi alimentari è fondamentale. Secondo le Nazioni Unite[1], ogni anno quasi 1 miliardo di tonnellate di cibo – il 17% di tutto il cibo disponibile per i consumatori nel mondo – finisce nei bidoni della spazzatura. Produrre, trasportare e lasciare marcire questo cibo contribuisce a più dell’8% delle emissioni globali di gas serra. Se lo spreco alimentare fosse un paese, sarebbe il terzo paese al mondo per emissioni.
La buona notizia è che, come consumatori, possiamo contribuire a ridurre le emissioni di gas serra legate al nostro sistema alimentare, iniziando a comprare di meno e riducendo (eliminando?) i nostri rifiuti alimentari. Ecco perché i nostri workshop di Food Futures prevedono sempre la preparazione pratica di ricette salva-cibo. Per questa occasione abbiamo persino cucinato un intero pasto insieme. Cosa c’è di più soddisfacente che poter misurare, nella propria cucina, il proprio impatto sulle soluzioni allo spreco alimentare e sulla riduzione delle emissioni di CO2?
Breve storia del pain perdu
La storia del French toast risale all’epoca romana, quando questo piatto veniva già consumato per evitare di sprecare il pane raffermo. Nel corso del tempo, la ricetta si è diffusa in tutta Europa e si è evoluta, dando origine a diverse varianti a seconda del Paese e dell’epoca, e oggi viene proposta anche nei ristoranti gourmet dove gli chef reinventano continuamente la ricetta. La ricetta di base prevede l’ammollo del pane raffermo in latte, uova e zucchero, per poi friggerlo e servirlo con zucchero, spezie, frutta o marmellata. Anche se il toast francese è chiamato French toast, non esiste solo in Francia. La ricetta inglese assomiglia molto alla versione francese, con il pane immerso in una miscela di latte, uova e zucchero e poi fritto nel burro. Tuttavia, gli inglesi hanno la tradizione di aggiungere cannella e noce moscata per migliorare il sapore del piatto. Il French toast viene spesso servito a colazione, accompagnato da sciroppo d’acero, frutta o pancetta. In Spagna, i french toast sono conosciuti come torrijas. Le torrijas sono tradizionalmente preparate durante la Settimana Santa, un periodo di digiuno per i cristiani. La ricetta spagnola differisce leggermente dalle altre versioni europee. Il pane raffermo viene messo a bagno nel latte o nel vino dolce, poi nelle uova sbattute, prima di essere fritto nell’olio. Le torrijas vengono poi cosparse di zucchero e cannella, offrendo un gusto unico dolce e piccante. In Germania si chiama Arme Ritter, che significa “cavaliere povero”, e si riferisce a un pasto che può essere preparato con mezzi finanziari limitati utilizzando ingredienti poco costosi. In Portogallo, il french toast è un piatto tradizionale natalizio chiamato rabanadas. Contrariamente ai francesi che consideravano questo pane, se non cucinato, perduto (“perdu”), la lingua olandese sembra avere una visione più positiva, in quanto il french toast è chiamato gewonnen brood (“pane guadagnato”, in quanto recuperato), ed è con questo nome che lo si può trovare in Belgio o wentelteefjes nei Paesi Bassi.
Le vecchie ricette sono la nuova arma per affrontare lo spreco alimentare?
Nato come modo per evitare di sprecare il pane raffermo, il french toast è, almeno in Francia, un dessert che è diventato un classico e che oggi si trova persino nel menu di alcuni ristoranti gourmet. Facile da preparare, gustoso e di tendenza, sembra che possa aiutarci a cambiare il modo in cui vediamo gli sprechi alimentari. E grazie agli olandesi, che sono sicuramente i nostri cambiatori di narrazione, a partire dal nome!
Quale pensate sia la ricetta migliore per evitare gli sprechi alimentari? Ditecelo nei commenti!
Conoscete un’azienda per la quale un workshop FoodFutures sarebbe perfetto? Fatecelo sapere qui : https://green-up.ch/de/workshops/
https://fr.wikipedia.org/wiki/Pain_perdu
https://box-a-pain.fr/histoire-pain-perdu/_______________________________________________
https://www.un.org/en/climatechange/science/climate-issues/food
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